Piercing all’orecchio? Attenzione alla cartilagine
- Dott.ssa Alessandra Berlusconi
- 17 giu
- Tempo di lettura: 1 min
Fare un piercing all’orecchio è una scelta estetica sempre più diffusa, ma è importante sapere che la sede in cui si decide di eseguirlo può fare la differenza per la salute. In particolare, sconsiglio vivamente di eseguire fori nella parte alta del padiglione auricolare, ovvero a livello della cartilagine.
Questa raccomandazione non nasce da un approccio conservatore, ma da una precisa osservazione clinica. Mentre il lobo dell’orecchio è una zona vascolarizzata che guarisce facilmente, la cartilagine è una struttura più delicata e meno vascolarizzata, quindi più soggetta a complicazioni.
Una delle possibili conseguenze è l’insorgenza di un otoematoma o di una condrite, ovvero un’infiammazione della cartilagine. Queste condizioni possono derivare non solo da un piercing, ma anche da un trauma o da punture di insetto. Se l’infiammazione non viene trattata correttamente, può evolvere in una cicatrizzazione deturpante: la cartilagine può "accartocciarsi" e deformarsi in modo permanente, con esiti estetici difficili da correggere.
Recentemente, ho avuto in ambulatorio due pazienti con complicazioni a carico della cartilagine auricolare, di cui uno proprio in seguito a un piercing. In entrambi i casi è stato necessario intervenire con una terapia antibiotica intramuscolo. Fortunatamente, la situazione si è risolta, ma non sempre è così.
Il consiglio è semplice: se si desidera un piercing, meglio optare per il lobo. Evitare la cartilagine è un piccolo accorgimento che può prevenire complicazioni serie e preservare l’estetica dell’orecchio.
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